CARO DIARIO, MI PRESENTO! (capitolo 1)
Domenica 12 aprile 2009
Caro diario, piacere di conoscerti! Mi chiamo Vittoria (anche se per tutti sono Vicky) e da oggi io e te diventeremo inseparabili! Eh si, finalmente mi sono decisa ad uscirti da quel cassetto, in cui ti ho rinchiuso subito dopo averti ricevuto come regalo per il mio decimo compleanno. Avevi perso le speranze?Beh in effetti… sono passati circa 9 anni da quel lontano giorno. Lo so, alla mia età nessuno usa più i diari segreti… ma io ti ho conservato inutilizzato per tutto questo tempo perché aspettavo il momento giusto, volevo scriverti solo nel caso in cui la mia fin troppo monotona e banale vita prendesse una svolta, il giorno in cui avrei incontrato l’amore!!! Sei curioso, eh? Ma prima di raccontarti “la svolta decisiva” ci tengo a presentarmi: ho 19 anni (anche se tutti dicono che non li dimostro, che sembro l’eterna ragazzina…), sono alta 1,65cm, i miei capelli sono color castano /biondo e purtroppo non sono lisci: ho degli ingestibili boccoli che chissà perché piacciono a tutti fuorchè a me! Ho due grandi occhi col nocciola e peso più o meno 50 kg (dico più o meno perché il mio peso varia a seconda dei periodi: d’estate con la dieta per la prova costume… e d’inverno con le abbuffate durante le feste)! Sono una ragazza timida, un po’ introversa, non mi apro facilmente e mi fido molto poco della gente. Inoltre devi sapere che sono una calamità naturale, capitano tutte a me. In pratica sono la regina delle brutte figure!!! Ma adesso basta parlare di me… ho cose più importanti da scrivere e ti avverto da subito che ti racconterò ogni cosa nei minimi dettagli: 4 giorni fa la mia vita si è stravolta, nel mio mondo è entrata la luce… no, non sto esagerando. Finalmente ho incontrato l’uomo della mia vita, solo che ancora lui non sa di esserlo!
***
Beh, ecco, adesso ti racconto tutto fin dal principio: Era giovedì mattina e stavo percorrendo il solito tragitto per andare a lavorare (faccio la commessa in un negozietto di giocattoli vicino casa, più o meno mezz’ora di strada a piedi), ed ero già in ritardo perché la sveglia… beh lei aveva suonato ma io, dopo averla spenta, mi ero riaddormentata e risvegliandomi mezz’ora dopo! Quindi andavo parecchio di fretta quando, arrivata all’incrocio che precede il negozio, ho trovato il semaforo rosso. Ho pensato “vabbeh, non c’è nessuno, io passo…” ma mentre attraversavo la strada all’improvviso ho sentito una brusca frenata ed ho visto uno scooter rosso che per un soffio non mi era arrivato addosso. Sapevo di avere torto ma con aria da spavalda ho guardato il conducente e urlandogli:
- Ma sei cieco o idiota? Mi hai quasi ammazzata!
Il tizio senza scomporsi è rimasto immobile per un istante, fissandomi, poi si è tolto il casco e… “CAVOLO CHE FIGO”, ho pensato, “bello come un Dio”: un ragazzo più o meno della mia età, capelli neri e lucenti, lisci… due profondi occhioni verdi che mi fissavano, e le sue labbra… da mordere, l’avrei baciato all’istante! In quel momento ho perso la cognizione del tempo e dello spazio, ho iniziato a balbettare e farfugliare frasi disconnesse:
- Beh, ecco, non saprei, forse… era colpa mia!
Lui mi ha guardata sorridendo “cavolo che sorriso splendido”, ho pensato tra me.
- Hey, ragazzina, stai più attenta la prossima volta, altrimenti non arriverai mai a scuola ma direttamente all’ospedale.
Ma non lo disse col tono di una persona arrabbiata, piuttosto con quello di uno che si stava prendendo gioco di me.
A questo punto sono tornata in me, da perfetta orgogliosa che sono, e gli ho urlato in faccia:
- Ragazzina a chi? Guarda che io ho già 19 anni!
- Davvero? Non li dimostri affatto! Però non ti scaldare, dai!
Non erano tanto le sue parole ad irritarmi quanto il suo tono beffardo. Era chiaro che la situazione lo divertiva, soprattutto il mio imbarazzo alquanto evidente. Ho risposto:
- Comunque non ti devo alcuna spiegazione, ho già abbastanza fretta e non ho tempo da perdere. ADDIO!
E mi sono voltata per andarmene.
Alle mie spalle sentivo ancora la sua voce
- Ma non mi dici nemmeno il tuo nome?
Ho fatto finta di non sentirlo e sono andata via accelerando il passo. Era logico che voleva solo prendersi gioco di me, quindi non meritava alcuna presentazione!
***
Inutile dirti che arrivai parecchio in ritardo al lavoro. Dovetti sorbirmi una lunga ed esasperante “cazziata” da parte del mio titolare, il signor Tricky (naturalmente è solo un soprannome che gli abbiamo affibbiato io e la mia collega Michela, detta Miky, per via dei suoi baffi così buffi da renderlo simile ad un tricheco!).
Ho iniziato subito le pulizie ed a servire i clienti, ma avevo la mente altrove, non riuscivo a togliermi dalla testa quegli occhi magnetici, quel sorriso, quelle labbra…
- MALEDIZIONE!
Imprecai… Distratta com’ero avevo fatto scivolare dalle mani una scatola di pennarelli che schiantandosi al suolo si aprì sparpagliando ovunque il suo contenuto. Naturalmente questo non fece che irritare ulteriormente il signor tricky, che ho sentito borbottare mentre mi affrettavo a risistemare la scatola dei colori. Quel giorno la mia collega non era al negozio con me, era stata mandata al deposito a sistemare la merce appena arrivata, ed io sentivo una gran voglia di parlare con lei. Senza lei quel negozio sembrava una vera e propria gabbia!
Tornando a casa per la pausa pranzo ho visto il camion dei traslochi appostato davanti la palazzina di fronte. “nuovi vicini in arrivo… peccato che alla fine non arriva mai nessuno di interessante, sempre gente anziana e pettegola!” Ho pensato, quando all’improvviso ho notato uno scooter rosso provo di fronte al mio portone, molto simile a quello del tizio di quella mattina. “Eh no”,ho sospirato. Togliermelo dalla testa era proprio impossibile, ogni cosa mi ricordava lui!!!
Dopo pranzo ho telefonato a Miky:
- Non puoi immaginare cosa mi è successo stamattina!
E le ho raccontato l’accaduto. Per tutta risposta lei è scoppiata a ridere dicendo:
- Vicky, sei la solita calamita per i guai. Ci vediamo più tardi al lavoro, adesso devo andare!
E riattaccammo la cornetta.
Il resto del giorno proseguì in modo tranquillo: quando uscii di casa lo scooter era sparito “l’avrò sognato o c’era davvero”?.
Poco dopo ho incontrato Stefano, un amico dai tempi delle scuole:
- Ciao Vicky? Sabato vieni alla mia festa di compleanno, vero? Non dirmi che te ne sei dimenticata!
- Certo che no, mi sono già organizzata con Miky, verremo con la sua macchina.
Anche lei era stata invitata.
- Stefy, adesso devo andare a lavorare, ci vediamo alla festa. Ciao!
- Ok, ci conto. Ciao!
Il resto della serata? Una tale noia, inutile parlartene…
***
Venerdì mattina, scendendo sotto casa per andare al lavoro, ho notato nuovamente lo scooter rosso, proprio davanti al mio portone, solo che stavolta… “non è possibile, no, non lui…”. E invece si, era proprio lui, il ragazzo del giorno prima. Lo scooter non era semplicemente simile al suo, era proprio il suo!
- Hey, ragazzina… che ci fai qui, mi hai pedinato? Meno male che lo scooter è fermo vista la tua predilezione per il rischio… ahahahahah...
- Guarda che semmai sei tu che pedini me, io qui ci abito!
- Davvero? Anch’io, da ieri. Ci siamo appena trasferiti!
- A-a-a-allora… il camion dei traslochi era qui per te? . Non credevo alle mie orecchie!addirittura balbettai.
- Si, e guarda un po’, sono vicino di casa di un pericolo pubblico!
E rise, con quel suo sorriso perfetto.
- Senti chi parla, colui che investe le fanciulle indifese mentre vanno a lavorare.
- E quindi ti trovavi li per lavoro? Se vuoi ti do un passaggio. Salta su!
- No grazie, ne faccio volentieri a meno. Non sembri un tipo affidabile!
- Ok, come vuoi, ma se per caso cambi idea…
- Certo, come no! Devo andare…bye bye!
E me ne andai con quel saluto che a modo mio doveva essere figo, invece mi sentii una scema…
Non so perché mi sono comportata così, non si incontrano facilmente tipi così belli in giro. Ma forse proprio per questo motivo: era troppo bello per me, i tipi così non si interessano alle ragazze come me, insignificanti… si, rispetto a lui mi sentivo insignificante. E sapevo che l’unico scopo di quel ragazzo era prendersi gioco di me. Non poteva essere davvero interessato…
***
Arrivò sabato mattina(ovvero ieri), ma del mio nuovo vicino di casa nessuna traccia.
Durante la pausa pranzo ho telefonato a Miky, dovevamo parlare della festa di compleanno di Stefano, programmata per quella sera, per decidere insieme i vestiti e gli accessori da indossare.
Dopo il lavoro sono tornata subito a casa, una doccia veloce, un filo di trucco… ed ecco che a modo mio mi sentivo una reginetta. Quella sera volevo fare colpo, non perché mi interessasse qualcuno tra gli invitati, ma semplicemente per il mio ego di donna, volevo togliermi dalla testa il mio “vicino”!
Miky è passata a prendermi con la sua smart (io invece non mi sono ancora decisa a prendere la patente). Siamo andate alla festa, nella casa di campagna di Stefano. C’erano un sacco di ragazzi e ragazze della mia vecchia scuola.
Siamo rimaste senza parole: il salone sembrava proprio una discoteca, nel bancone c’erano stuzzicherie di ogni genere, dolci, tante bevande e pure qualche alcolico. La gente si stava già divertendo tantissimo nonostante la festa fosse appena incominciata!
Stefano è venuto incontro a noi, insieme al suo amico Marco soprannominato da tutti “strage”, in quanto conosciuto come un vero e proprio latin lover, per via delle sue continue conquiste…e strage di cuori.
- Tieni Stefy, questo è per te!
Ho detto dandogli il regalo che io e Miky avevamo acquistato assieme.
- Ragazze, siete bellissime, complimenti, da mozzare il fiato!
Marco squadrò Miky dalla testa ai piedi, soffermandosi sul decolletè… in effetti parecchio prorompente: lei porta la quarta. Osservai tristemente la mia misera seconda…
- Beh, grazie…
- Vicky, posso parlarti?
Mi chiese Stefano. Si intromise Marco:
- Tranquilla, intrattengo io la nostra cara Miky.
Miky era un po’ in imbarazzo, ma nonostante tutto disse:
- Andate pure.
Sapevo che a Miky piaceva Marco, da sempre. Ma mi sorprese quella risposta!
Stefano mi portò nella sua stanzetta.
- Complimenti, avete proprio una bellissima casa per le vacanze.
- Grazie, ma non è bella quanto te!
- Stefy, che dici? Non prendermi in giro, dai!
- Ma io parlo seriamente, volevo dirtelo da tanto tempo…
Beh, grazie…
“Tanto tempo???”pensai!!!
All’improvviso lo vidi avvicinarsi, un po’ troppo per i miei gusti…
- Vicky… io… posso darti un bacio?
E avvicinò il suo viso, io però mi voltai, rossa in viso per l’imbarazzo.
Beh, in fondo, per me sarebbe stato il primo bacio… avevo aspettato tanto perché desideravo che fosse speciale. Ma per me Stefano era solo una caro amico, niente di più!
- Stefano, dai smettila, torniamo alla festa!
- Non mi importa di stare con gli altri, sei l’unica invitata con cui mi importa passare la serata!
- Non dire così, lo sai che siamo amici… per caso hai bevuto?
- Un po’… ma perché mi fai questo? Ti chiedo almeno un bacio, solo uno… è…il mio compleanno. Non puoi farmi questo regalo?
Mi avvicinai ma lo baciai sulla guancia. Ci rimase visibilmente male.
Si sedette sul suo letto, io uscii dalla stanza. Cercai Miky, ma di lei nemmeno l’ombra. Ed in effetti non vedevo neppure Marco. “possibile che siano ancora insieme”?
***
Chiesi in giro, ma nessuno sapeva dove fosse. “Ma che fine ha fatto Miky? Proprio ora che ho bisogno di lei; non crederà alle proprie orecchie quando le racconterò che Stefy ci ha provato con me”. All’improvviso, colpa dei tacchi vertiginosi, misi un piede in fallo e… “CHE BRUTTA FIGURAAAA...CADERE COSì DAVANTI A TUTTI!”. Solo che mi resi conto di non essere caduta davvero, qualcuno mi aveva afferrata al volo e in quel momento mi trovavo tra le sue braccia.
-Grazie per… oh, ma sei tu??? E che cosa ci fai qui??? Esclamai sconvolta. Era lui, il mio “vicino”!
- Ed eccoti qui… possibile che ogni incontro con te si trasformi in uno scontro? Ahahahahah.
Che figuraccia, tra tanti proprio con lui doveva capitare?
-Comunque sono stato invitato.
-Conosci Stefano?
- Da poco ma mi ha invitato lo stesso, sono amico di Marco.
“Amico di strage…dovevo aspettarmelo”!
- Ma lo sai che stasera sei proprio uno schianto?
Quella sua affermazione mi spiazzò, il mio viso cambiò colore all’improvviso, finchè non aggiunse…
- Sembri un po’ più grande, anziché 15 anni stasera ne dimostri almeno 17… Ahahahah.
Dovevo immaginare che ricevere un vero complimento da parte sua sarebbe stato chiedere troppo.
- Hey, ti ho detto che ho 19 anni.
- Ok, ma non li dimostri, ragazzina!
E rideva di gusto… stavolta ero paonazza per la rabbia.
- Senti chi parla, l’uomo maturo… avrai più o meno la mia età!
- Qualcosina in più…
-Sentiamo… spara!
- 25 anni
- Beh, dalle battutacce che fai sembri un bimbo delle elementari!
Mentivo, nonostante tutto lo trovavo troppo figo!
- Ah, questo è un colpo basso, povero il mio ego…
- Peggio per te! Impara l’educazione!
- Su, dai non litighiamo più, facciamo la pace. Dopotutto se ci pensi tutto è iniziato per colpa tua, perché hai attraversato la strada col semaforo rosso. Ma io sono buono e ti perdono… se tu in cambio mi dici il tuo nome!
- Mi perdoni? Tu? Ed io cosa dovrei dire allora? Dopo tutti i tuoi continui insulti…
- Ok ok, la smetto! È solo che te la prendi in un modo talmente buffo… che non riesco a farne a meno! Comunque io mi chiami Ivan!
- E io invece… non te lo dico!
- Vorrà dire che te lo estorcerò con la forza…
E si avvicinò in modo preoccupante! Le sue mani si posarono sulle mie spalle, sfiorandole delicatamente con le dita che successivamente scivolarono percorrendo le mie braccia finendo sui polsi. Sentii l’eccitazione salirmi, l’adrenalina era alle stelle… mi prese le mani. Le sue labbra vicinissime al mio orecchio sinistro… mi sussurrò:
- E dai, dimmelo…
La sua voce era così calda…
- Vicky, vieni…c’è il taglio della torta!
Accidenti a Manuela, ci aveva interrotti sul più bello… e per giunta adesso aveva scoperto il mio nome. Non avrei potuto più portare avanti quel gioco!
***
- E così ti chiami Vicky…
- Il mio nome è Vittoria. Vicky solo per gli amici… e tu non lo sei. Non prenderti questa confidenza!
Ma lo dissi con tono malizioso… dalla sua espressione capii che avevo fatto centro!
- Dai… non posso essere anch’io tuo amico? Sono un bravo ragazzo…
- Non saprei…adesso devo andare, c’è la torta. Ma se ti va… puoi venire con me!
Non potevo crederci, l’avevo detto davvero… e lui mi seguii verso il tavolo! Prendemmo due fette di torta, ma io invece di mangiarla ci giocavo, spiaccicando la panna con la forchetta contro il piatto. Mi vergognavo troppo a mangiare davanti a lui… quando all’improvviso mi disse:
- Molto buona, ma sono sicuro che le tue labbra lo sono di più! L’ideale sarebbe assaggiarle adesso… un bacio al gusto di panna montata!
Il piatto mi cadde dalle mani…
- Che disastro, mi è scivolato…
Andò a prendere dei tovaglioli e mi aiutò a raccogliere la torta dal pavimento. Che parlasse seriamente? Aveva davvero voglia di baciarmi? No, sicuramente mi stava solo prendendo in giro. L’unica cosa di cui ero certa è che con la mia goffaggine avevo interrotto la magia di quel momento. E in fondo mi dispiaceva! Il cuore continuava a battermi forte. Quel ragazzo aveva su di me uno strano effetto, mentre lo osservavo mi venivano in mente idee alquanto indecenti: lui che mi bacia selvaggiamente, le sue mani ovunque avide del mio corpo e…
- Vicky…
Alle mie spalle Miky mi chiamò riportandomi alla realtà.
Era stravolta, gli occhi lucidi.
- Devo andare via subito!
- Ma Stefy deve ancora aprire i regali…
- Tu rimani pure, per favore, chiedi a Stefano di riaccompagnarti a casa, ho bisogno di stare sola…
Notai solo in quel momento la sua camicetta stropicciata. Il suo alito puzzava vagamente d’alcol.
- Miky vengo con te.
- Ho detto di no, e non insistere
- Ma io così non mi sento tranquilla. Cosa è successo? Dov’è Marco?
- Non lo so… Ci vediamo al lavoro. Ciao…
- Miky…
Mi guardai attorno. Marco non era più tornato, chiedergli spiegazioni era fuori questione. Ivan sembrava pensieroso. All’improvviso disse:
- Ti accompagno io, se per te non è un problema…
- Ok, grazie…
Stefano iniziò ad aprire i regali, ci avvicinammo. Ma godermi il resto della serata fu impossibile. Ero preoccupata per Miky… e inoltre Stefano sembrava piuttosto offeso con me. Dopo un’ora andammo via, ma fuori non vidi lo scooter: Ivan mi fece salire sulla sua auto, una ford focus nera. Durante il tragitto parlammo poco, io avevo la mente altrove e lui evidentemente rispettò il mio silenzio. Sotto casa si accostò poco prima del portone d’ingresso al palazzo, mi guardò teneramente e disse:
- Stai tranquilla, vedrai che è tutto ok. Non essere triste.
Mi stampò due baci sulle guance.
- Entra subito, si è fatto molto tardi. Spero di rivederti presto… ciao Vicky!
Ho risposto con un CIAO, ero rimasta come inebetita, dopo il suo dolcissimo saluto. Non conoscevo quel suo lato tenero, mi aveva spiazzata! Ho continuato ad osservarlo mentre si allontanava e in quel momento tutto è diventato chiaro, dentro me. Ho sentito che ormai qualcosa mi teneva legata a lui. Ho capito che ormai ero profondamente, tremendamente, inesorabilmente pazza di lui!
Pubblicato da
Prigioniera di me stessa
